Arco Jonico, Mazza (CMG): “Avviare una rifunzionalizzazione del comparto turistico per trasformarlo in valore aggiunto”

I riconoscimenti delle Bandiere Blu e i dati confortanti sulle presenze degli anni precedenti devono invogliare l’Establishment jonico a osare di più
Da un’analisi sui dati delle presenze turistiche rilevate lungo l’Arco Jonico calabrese negli ultimi anni, si rilevano indici di crescita interessanti e confortanti. Tuttavia, a oggi, i richiamati riscontri appaiono poco tenuti in considerazione. Almeno, non in quella che avrebbero dovuto o meritato di avere.
Quando pensiamo all’insieme di attività e servizi che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalle località di abituale residenza, così come ai centri maggiormente prediletti dalla partecipazione antropica, immaginiamo, a giusta ragione, che la scelta si rivolga alle piccole località. In Calabria, forse anche per oculate campagne di marketing perpetuate nel tempo, Tropea, Ricadi (Capo Vaticano) e altre mete toccano, nel nostro immaginario, un numero di presenze particolarmente rilevante. Quanto detto trova parziale giustifica, anche, nel constatare che le menzionate località abbiano impostato tutta la loro economia sul turismo. Si aggiunga, poi, la vicinanza delle su riportate comunità a nodi della mobilità intermodale (aeroporto e stazione di Lamezia) e il gioco è fatto. Invero, — da un attento esame dei numeri — il dato relativo alle presenze turistiche sembra arridere, in maniera particolare, agli ambiti urbani e ai contesti territoriali dirimpettai e conurbati alle città di Corigliano-Rossano e Crotone. Collegando le presenze dei Comuni di Villapiana, Cassano-Sibari, Corigliano-Rossano e Crotone, Isola C.R., Cutro, ci troviamo innanzi al più imponente sistema turistico-ricettivo della Regione. I circa 100 km di litorale dei richiamati comuni dell’Arco Jonico assemblano oltre 42mila posti letto complessivi. Quasi 7mila in più al confronto con la Costa degli Dei e circa il doppio rispetto la Riviera dei Cedri. Un sistema imponente che, in verità, appare sottovalutato o, comunque, non adeguatamente valorizzato e messo in condizione di essere un reale motore economico. Forse anche snobbato. Eppure, poco sfruttato o, almeno, non appieno. E che per caratteristiche di costa, assimilabili quasi esclusivamente a riviera, potrebbe crescere ancora in maniera esponenziale.
Crotonese e Sibaritide: studiare un approccio turistico-ricettivo integrato per riscrivere una prospettiva territoriale
Quanto finora descritto chiarisce due fondamenti. Da un lato le notevoli presenze nei due principali centri urbani della Sibaritide e del Crotoniate che configurano le due Città, e gli ambiti a esse afferenti, come unicum turistico. Vieppiù, distinguendole dagli altri principali centri calabresi che neppure si avvicinano a numeri così importanti. Dall’altro che, iniziando ad investire concretamente in un sistema turistico integrato dell’Arco Jonico, tutta la linea di costa, compresa tra l’area federiciana e Capo Rizzuto, potrebbe concorrere efficacemente a rilanciare l’intero paradigma Calabria. Ancora, allargando il contesto a tutto il bacino del Golfo di Taranto, l’area assumerebbe le caratteristiche della principale piattaforma ricettiva rivierasca non già del Mezzogiorno, ma dell’intero Paese.
Efficientamento delle infrastrutture esistenti e rilancio di nuove opere
Puntare sul definitivo completamento ed efficientamento delle opere ferro-aero-stradali (aeroporti di Crotone e Taranto, ferrovia jonica, SS106, trasversali costa-entroterra), dovrebbe essere un imperativo. Così come il rilancio dell’attività diportistica interregionale fra i 24 approdi sparsi tra Le Castella e Santa Maria di Leuca. Le nuove infrastrutture e la rigenerazione di quelle esistenti, dovrebbero essere lo zenith del rilancio territoriale di tutto l’Arco Jonico calabrese. La politica è chiamata a interrogarsi su quanto illustrato. Ed è ora che lo faccia favorendo progetti integrati anche fra realtà amministrativamente legate a concezioni superate dalla storia e dai fatti. Così da finalizzare una declinazione della Regione realmente straordinaria e, incredibilmente, innovativa che possa riscrivere la storia di un territorio per troppo tempo lasciato in balia di sé stesso e inginocchiato ai diktat centralisti. Un concetto, quello delle affinità tra aree omogenee e a interesse comune, ancora troppo pervaso da diseconomie sperequative tra una costa e l’altra. Solo così la Calabria potrebbe candidarsi a essere il reale fulcro degli equilibri mediterranei e il principale polo attrattivo per gli imponenti flussi turistici internazionali.
Costruire una nuova destinazione turistica sfruttando il brand Magna Graecia
Il brand Magna Graecia, può essere un richiamo di valenza internazionale. Il recente riconoscimento delle Bandiere Blu (ben 25 lungo la baia jonica tra Capo Rizzuto e Leuca), dovrebbe invitare a costruire percorsi funzionali e attrattivi. Nessun altro ambiente geografico d’Italia riesce a totalizzare il numero di vessilli incassati lungo i 400 km circa del golfo di Taranto. Mediamente un riconoscimento ogni 15 km. L’illustrato, conferma la qualità delle acque e di tutti gli altri parametri che il popolare riconoscimento analizza nel conferire lo status alle località. La Sibaritide e il Crotoniate hanno l’obbligo di slanciarsi verso una straordinaria visione del territorio che dall’estrema porzione di levante calabrese si allarghi al dirimpettaio ambito di ponente pugliese, passando per la lingua di costa lucana. La baia del golfo di Taranto non è, semplicemente, il fulcro dello Jonio: è il baricentro del Mediterraneo. È ora che una Classe Politica poco attenta e dormiente se ne renda conto, adoperandosi per mettere a sistema la favorevole geografia che ci è stata regalata. È necessario avviare processi di rivisitazione del territorio con pratiche che amplifichino un nuovo paradigma turistico. Non già e non solo per lo Jonio, ma per riverberare un rilancio del farraginoso e minorato sistema calabrese. E i benefici di tale operazione propizierebbero l’intera Regione.
Domenico Mazza