La rifunzionalizzazione del sistema turistico dell’Arco Jonico: “Una concreta possibilità di sviluppo per tutta la Calabria”.

La rifunzionalizzazione del sistema turistico dell’Arco Jonico: “Una concreta possibilità di sviluppo per tutta la Calabria”.

I dati confortanti sulle presenze turistiche nel settennio ’14/20 e la disponibilità di posti letto fra Sibaritide e Crotonese devono invogliare la politica ad osare di più.

Dal controllo dei dati sul POR Calabria 2014/20 — pur nella consapevolezza che a dicembre ’23, con ogni probabilità la Regione, per mancato utilizzo, dovrà restituire all’Europa ingenti somme — si rilevano indici di particolare interesse. Tuttavia, ad oggi, i richiamati riscontri appaiono poco tenuti in considerazione. Almeno, non in quella che avrebbero dovuto o meritato di avere. 

Mi riferisco alle informazioni sui flussi turistici, così come alle località particolarmente gettonate dalle presenze di ospiti.

Quando pensiamo all’insieme di attività e servizi che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalle località di abituale residenza, così come ai centri maggiormente prediletti dalla partecipazione antropica, immaginiamo, a giusta ragione, che la scelta si rivolga alle piccole località.

In Calabria, forse anche per oculate campagne di marketing perpetuate nel tempo, Tropea, Ricadi (Capo Vaticano) ed altre mete toccano, nel nostro immaginario, un numero di presenze particolarmente rilevante. 

Quanto detto trova parziale giustifica, anche, nella oggettiva ed insindacabile constatazione che le menzionate località hanno impostato tutta la loro economia sul turismo. A questo si aggiunga la vicinanza delle su riportate comunità a nodi della mobilità intermodale (aeroporto e stazione di Lamezia) ed il gioco è fatto.

Tuttavia — da un’attenta analisi dei numeri — il dato relativo alle presenze turistiche sembra arridere, in maniera particolare, agli ambiti urbani ed ai contesti dirimpettai e conurbati a Corigliano-Rossano e Crotone.

Collegando le presenze dei Comuni di Villapiana, Cassano-Sibari, Corigliano-Rossano e Crotone, Isola C.R.,Cutro, ci troviamo innanzi al più imponente sistema turistico-ricettivo della Regione. I circa 100 km di litorale dei richiamati comuni dell’Arco Jonico assemblano oltre 41mila posti letto complessivi. Quasi 7mila in più al confronto con la Costa degli Dei e circa il doppio rispetto la Riviera dei Cedri. 

Un sistema imponente, mastodontico, gigantesco. Tuttavia, sottovalutato o, comunque, non adeguatamente valorizzato e messo in condizione di essere un reale motore economico. Forse anche snobbato. Eppure, poco sfruttato o, almeno, non appieno. E che per caratteristiche di costa, assimilabili  quasi esclusivamente a riviera, potrebbe crescere ancora in maniera esponenziale. 

Quanto descritto chiarisce due fondamenti. 

Da un lato le notevoli presenze nei due principali centri urbani della Sibaritide e del Crotoniate, configurano le Città pitagorica ed ausobizantina come un unicum distinguendole dagli altri principali centri calabresi che neppure si avvicinano a numeri così importanti. Dall’altro che, iniziando ad investire concretamente in un sistema turistico integrato dell’Arco Jonico, tutta la linea di costa, compresa tra la Sibaritide e Capo Rizzuto, potrebbe concorrere efficacemente a rilanciare l’intero sistema Calabria.

Vieppiù, allargando il contesto a tutto il bacino del Golfo di Taranto, l’area assumerebbe le caratteristiche della principale piattaforma turistica rivierasca non già del Mezzogiorno, ma dell’intero Paese. E non esagero se azzardo a dire, finanche, d’Europa.

Bisognerebbe, quindi, puntare sul definitivo completamento ed efficientamento delle opere ferro-aero-stradali (aeroporti di Crotone e Taranto, ferrovia jonica, SS106). Così come al rilancio dell’attività diportistica interregionale fra i 24 approdi sparsi tra Le Castella e Santa Maria di Leuca. 

Le nuove infrastrutture e la rigenerazione di quelle esistenti, dovrebbero essere i capisaldi da cui partire.

È il caso che la politica si interroghi su quanto illustrato. Ed è ora che lo faccia favorendo progetti integrati anche fra realtà amministrativamente legate a concezioni superate dalla storia e dai fatti. Così da finalizzare una declinazione della Regione rinnovata e, straordinariamente, innovativa che possa riscrivere la storia del territorio. 

Un  concetto, quello delle affinità tra aree ad interesse comune, ancora troppo ancorato a sistemi di tipo centralista e con spiccate diseconomie sperequative tra una costa e l’altra. 

Solo così la Calabria potrà candidarsi ad essere il reale fulcro degli equilibri mediterranei e il principale polo attrattivo per gli imponenti flussi turistici internazionali.

Il brand Magna Graecia, può essere un richiamo di valenza mondiale. La Locride l’ha già capito e, di recente, ha avviato rapporti di reciproco interesse con la Grecia per rilanciare turismo balneare ed esperienziale.

Sibaritide e Crotoniatide non stiano alla finestra! 

Si aprano ad una straordinaria visione del territorio che dall’estrema porzione di levante calabrese si allarghi al dirimpettaio ambito di ponente pugliese, passando per la lingua di costa lucana. La baia del golfo di Taranto, non è, semplicemente, il fulcro dello Jonio; è il baricentro del Mediterraneo.

Si sfrutti, mettendo a sistema, la favorevole geografia che ci è stata regalata. Si avviino processi di rivisitazione del territorio con politiche che amplifichino un nuovo paradigma turistico. Non già e non solo per lo Jonio, ma perché il riverbero di un’operazione del genere rilancerebbe tutto il farraginoso e minorato sistema calabrese. 

E i benefici arriderebbero a tutta la Regione.

Domenico Mazza

Redazione Comitato MagnaGraecia