Sila-Mare, Forciniti: “Snaturato il tracciato per un pugno di voti”

Illogico deviare il tracciato sull’argine destro del fiume. Svenduta l’idea nobile Sila-Mare con una modesta Longobucco-Mirto
Siamo delusi. Siamo mortificati. Perché questo che sta avvenendo è uno scippo.
Uno scippo che non colpisce solo Longobucco, ma un intero territorio: la Sila Graeca.
Dopo quasi 40 anni di promesse, sogni e speranze, oggi scopriamo che il tracciato della Sila-Mare non passerà più dove aveva senso passare: in Contrada Foresta, verso la SS106.
Invece, viene dirottato verso Crosia–Mirto, con un percorso illogico, inefficiente, e completamente scollegato dalle vere esigenze del territorio.
Questa non è una svista. Non è distrazione.
È una scelta politica, precisa, deliberata. E come ogni scelta, ha un nome e un cognome.
La vera Sila-Mare non è solo una strada.
È un collegamento strategico, vitale. Unisce il cuore della montagna ai poli della costa.
Connetterebbe l’entroterra al nuovo ospedale di Corigliano-Rossano, al porto di Sibari, al mare, al lavoro, ai servizi.
I proprietari dei terreni interessati non sono contrari.
Anzi, vedrebbero crescere il valore dei loro terreni e finalmente potrebbero lavorare in condizioni migliori, con strade agibili e infrastrutture adeguate.
Non si tratta solo di Longobucco, o di Cropalati, o di Rossano.
Si tratta del futuro dell’intero comprensorio montano e collinare della Sila Greca.
L’attuale collegamento da Rossano verso la Sila è vecchio, lento, inadeguato.
E l’idea di passare da Mirto, allungando il percorso senza motivo, è semplicemente una scelta fallimentare.
Ma allora dov’è la politica?
Che fine hanno fatto i milioni stanziati negli anni?
Dov’è il coraggio di chi dovrebbe usare il potere per difendere queste comunità?
Siamo ancora qui, nel 2025, a chiedere una cosa semplice: una strada. Non un favore.
E ora basta dire che nessuno sapeva.
I documenti sono pubblici. I contratti sono firmati. I percorsi sono stati deviati consapevolmente.
Oggi, con tutta la nostra dignità e la forza che ci rimane, chiediamo una cosa chiara:
Vogliamo il Ministro Salvini a Longobucco.
Venga a vedere con i propri occhi cosa significa vivere isolati, senza infrastrutture.
Venga ad ascoltare un territorio che non chiede elemosina, ma giustizia.
Serve visione. Serve coraggio.
Quel coraggio che avevano i nostri padri e che oggi rischia di essere soffocato dall’indifferenza e dalla rassegnazione.
Serve dignità.
Quella di un popolo intero che non vuole sparire in silenzio.
Carmine Forciniti