Corigliano-Rossano, Lauria (CMG): “Chi ha paura dello Stato?”

Terza sparatoria a Rossano. Il Viminale intervenga subito: qui non servono più parole
Corigliano Rossano è ostaggio della paura. Si è sparato di nuovo, per la terza volta in meno di un mese. In pieno giorno, davanti a bambini. E lo Stato? Ai lettori la risposta! C’è chi minimizza, chi ritiene che prima o poi scatti qualche operazione, ma nel frattempo si spara. A Corigliano Rossano sono partite pallottole per la terza volta in meno di un mese. Non è folklore. Non è bravata. Non sono i fuochi d’artificio che sentiamo giornalmente. Sono mani malavitose che si muovono a viso scoperto e sparano anche in pieno giorno, davanti ai bambini. Serve la presenza fisica dello Stato almeno adesso o ancora dobbiamo aspettare che ci scappi il morto? E la questione, sia chiaro, non è solo a Rossano ma anche nell’area urbana di Corigliano. E si estende fino a Cassano, mentre a Sud fino a Cirò. Il Comune di Corigliano Rossano ha discusso la questione in Consiglio. La proposta? Trovare fondi per assicurare quattro vigili urbani nelle ore notturne. Ma si può? Ieri si è sparato di giorno. Che risposta è questa? Né la Regione, né la Prefettura, né il Comune ritengono “necessario” l’intervento dell’Esercito. Bene, allora lo disponga d’ufficio il Ministero dell’Interno. Può farlo. Lo faccia. I costi li copre lo Stato, non i Comuni. E lo Stato oggi, nonostante gli sforzi di chi vi opera, non è in grado di assicurare sicurezza e tranquillità! Qui l’appello lo rivolgo a tutti i parlamentari della Calabria di tutte le estrazioni politiche!
E smettiamola con questa storia della militarizzazione e della paura dell’immagine minata: ricordiamo che in molte città tranquille d’Italia l’Esercito è presente. Vigila, presidia, rassicura. Non spaventa nessuno. Se anche dovessimo vedere più divise in strada, dov’è il problema? Forse qualcuno preferisce le pistole ai berretti verdi? E finiamola anche con questa storiella comoda dei “quattro ragazzetti”. A sparare sono soggetti capaci di muoversi armati in pieno giorno. E se l’immagine della città è compromessa, non è colpa dei media. È colpa di chi spara e di chi non fa nulla per impedirlo. Non servono dichiarazioni di rito. Non bastano le frasi preconfezionate, le promesse vuote, i sopralluoghi in giacca e cravatta. Servono fatti. Tra l’altro, al di là degli aspetti attinenti alla tutela della vita delle persone, se non si interviene e subito, la stagione turistica rischia di trasformarsi in un dramma economico per gli operatori turistici, tutti. Il danno non è solo a Corigliano Rossano ma all’immagine stessa della Calabria, che spende bei quattrini per rilanciarla. Quindi non solo Corigliano-Rossano, ma è l’intera regione a pagarne il prezzo. I media nazionali tacciono, e sul posto le notizie arrivano a gocce. Comunicazione blindata. Nessuna nota ufficiale. Nessuna conferenza. Nulla. Le persone hanno diritto di sapere, non sulle indagini, ma su cosa sta accadendo. E invece si tace. Si lascia che il terrore faccia il suo lavoro. E la gente si arrangi.
Matteo Lauria