Crotone, Lentini: “Città della contemporaneità fragile e liquida”

La rigenerazione urbana non solo come mero intervento edilizio, ma per rafforzare la tenuta della sfera sociale ed economica
I piani di rigenerazione urbana sostenibile che, in questi anni, molte città calabresi e meridionali stanno adottando sono, il più delle volte, frutto di discussioni e di riflessioni e di confronto che avvengono, nei territori e nelle comunità interessate, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Una fase di relazioni e di dialogo tra istituzioni e cittadini che, pur con tanti limiti e tante contraddizioni, si è cercato di fare anche a Crotone con risultati , a dir poco deludenti e sconfortanti. E che, nonostante tutte le difficoltà, si cercherà di portare avanti nel convincimento di condividere e di concertare un tavolo di lavoro con l’amministrazione comunale in carica. Un tavolo di lavoro per condividere un piano comunale di rigenerazione urbana a partire dal centro storico. Per quello che, dalla mia esperienza di cittadino, appare un centro storico fragile e, servendomi di un termine molto abusato, liquido. Fragile e liquido come, ovviamente, il resto della città e dell’area urbana. Un centro storico fragile in quanto gli edifici e le (poche) infrastrutture antiche che in esso si trovano sono spesso vulnerabili. Con materiali da costruzione originali deperibili e che richiedono interventi di restauro e manutenzione costanti e, soprattutto, costosi. Molto costosi. Problematiche alle quali, sovente, si aggiunge anche l’inquinamento atmosferico, acustico e visivo che, il più delle volte, danneggiano l’ambiente urbano e l’atmosfera storica oltre a scatenare polemiche e tensioni tra i residenti. Un centro storico liquido in quanto il centro storico non è mai statico essendo, invece, un tessuto urbano in continua trasformazione. Con (poche) nuove costruzioni. Con (tantissime) modifiche agli edifici esistenti. E (molti) cambiamenti nell’uso degli spazi. Un luogo in cui si intrecciano storia, cultura e vita quotidiana e la cui identità può essere soggetta a molteplici interpretazioni e a diverse modifiche nel tempo. Questi pochi accenni, svolti, come si suol dire, a volo d’uccello, per affermare che il centro storico, non solo quello di Crotone, è un luogo complesso. Un luogo complesso che presenta aspetti di fragilità e di adattamento che, sotto quest’aspetto, per la sua conservazione e per la sua gestione e per la sua valorizzazione – il centro storico non può mai diventare ed essere un museo a cielo aperto – richiede un approccio adeguato. Approccio adeguato che deve tener conto, come già precedentemente detto, sia della sua fragilità intrinseca che della sua natura dinamica e in continua evoluzione. Quello che si è proposto nel tempo e si continua a proporre è, quindi, uno straordinario lavoro di rigenerazione urbana che, detto per inciso, non è solo e non si può ridurre soltanto a un mero intervento edilizio, pubblico o privato che sia, ma riguarda e deve riguardare anche la tenuta e il rafforzamento della sfera sociale ed economica. Un lavoro non facile se si considera che il centro storico di Crotone, racchiuso all’interno delle sue mura- parti delle mura sono esistenti altre sono state abbattute- , somiglia ad un borgo, per di più slegato dall’area urbana circostante . Per poter meglio esemplificare l’idea del nostro centro storico come borgo lontano dal resto della città bisogna tener conto che sino ai primi anni del 900 quello che oggi è diventato il centro storico era la cittadina di Cotrone . Una cittadina che ospitava un modesto numero di abitanti che, solo dopo il primo insediamento industriale, a cui nell’immediato ne seguirono altri, conobbe una veloce crescita della popolazione. Crescita che permise agli amministratori della città di quel tempo di ideare e pensare e creare dal nulla una città nuova. Sobria e, nello stesso tempo, elegante. Una città creata ex novo on una serie di quartieri popolari e industriali che determinarono e hanno dceterminato e forgiato, con la sua classica fisionomia a maglie, divenute nel tempo sempre più larghe, la sua attuale identità. Fisionomia a maglie che, di fatto, almeno questo è quello che io penso, l’ha fatta diventare una città con una miriade di quartieri diffusi, alcuni dei quali divenuti nel tempo periferie centralizzate. Quartieri diffusi che hanno stravolto e modificato la sua identità originaria, quella di una piccola cittadina calabrese racchiusa tra quattro mura, come dicevo quasi un borgo, rendendola di fatto una città con un’impronta moderna, tipica di una città mediterranea. Senza trascurare che Cotrone, la cittadina da cui ebbe origine la città moderna per come la conosciamo, per molti anni, durante la fase dell’espansione industriale, è rimasta isolata, quasi come fosse un elemento alieno rispetto al resto della città moderna. Trasformazione che dopo la repentina e dolorosa dismissione industriale avrebbe richiesto e, credo, richiede e richiederebbe uno straordinario e innovativo progetto di rigenerazione urbana sostenibile per raccontare anche l’evoluzione della città industriale tra passato e presente e futuro. Un progetto di rigenerazione urbana per scoprire la storia e le trasformazioni dei luoghi e della vita quotidiana della città di Crotone dal ‘900 ai giorni nostri. Per scoprire oltre un secolo di storia e di tradizioni. Un secolo di storia e di tradizioni che partendo dalla cittadina di Cotrone, la città del latifondo baronale e padronale, ha attraversato la città di Crotone, la città industriale e operaia, ed è arrivata alla città contemporanea, quella che è la città calabrese per antonomasia, la città dei calabresi provenienti da tutti i territori della Calabria. Città contemporanea che negli ultimi trent’anni è interessata da un continuo e inarrestabile depauperamento e spopolamento che mi porta a definirla, senza dubbio alcuno, una città fragile e liquida. Città fragile e liquida da cui bisogna partire per ricreare le condizioni per il suo riavvio e il suo rilancio. Quello di una città che, e lo rimarco con forza e determinazione, non è mai stata e non è e mai sarà banale. E che ha dato vita all’incantevole e straordinaria città di Crotone, già Cotrone e ancor prima Kroton. La patria di Alcmeone e di Democede e di Filolao e di Milone e di Faillo e che, tra le altre cose, ebbe l’onore e il privilegio di ospitare, non casualmente, Pitagora, il grande epistemologo di Samo che la scelse e la preferì alle altre centinaia gloriose città della Magna Grecia.
Giovanni Lentini