CALABRIA, 1950 POSTI COVID NEGLI HUB. POTENZIALE STIMA CONTRO LA PANDEMIA

CALABRIA, 1950 POSTI COVID NEGLI HUB. POTENZIALE STIMA CONTRO LA PANDEMIA

Vestire gli spoke a polo c-19 determina inefficienze, aumenta i contagi e determina uno sperpero di denaro pubblico. Ribadita la necessità di svuotare gli ospedali di eccellenza dei ricoveri ordinari, in linea con le direttive ministeriali attualmente violate

L’incremento della pandemia in Calabria inizia a preoccupare e non poco. Contrariamente a quanto si sta registrando nelle regioni del nord, laddove il dato sembra ormai aver raggiunto il punto di massima e pian piano inizia a decrementare nella sua cruenta scia di morti e contagi.

In Calabria invece, tra le ataviche carenze che ormai connotano la regione, il dato continua a crescere. La Governatrice Santelli ha, nelle ultime ore, centralizzato il sistema delle informazioni da trasmettere ai cittadini attraverso i bollettini serali poiché è consapevole che nei casi di alta emergenza è necessario accentrare al fine di meglio disciplinare le attività. Lo stesso principio vale per i Poli Covid verso cui al momento, la Governatrice, ha solo espresso una semplice volontà d’intenti ma sul piano operativo abbiamo l’impressione che si vada nella direzione opposta.

Come Comitato riteniamo che i dati regionali finora trasmessi costituiscano una base di partenza ma non riflettono la realtà per due semplici ragioni: la prima è legata alla carenza dei tamponi, la seconda a un orientamento culturale di certa cittadinanza che tende ad occultare la contrazione eventuale del coronavirus.

Inoltre pare sia iniziata una corsa anomala a voler dimostrare a tutti i costi che i dati siano contenuti.

A fronte di dati crescenti e preoccupanti, dunque, ribadiamo la necessità contenuta nelle circolari ministeriali di accentrare i Poli Covid negli hub al fine di efficientare le attività, evitare incrementi di contagi, contenere la spesa.

Avevamo una condizione iniziale di 104 posti letto in intensiva nei vari presidi, di questi il 60% concentrati nei 4 Hub regionali, il rimanente 40% negli 8 Spoke. Dai proclami che erano stati presentati nei primi giorni di Marzo, si prevedeva l’incremento fino a 300 posti nelle terapie intensive, ad oggi ne risultano 54 secondo alcune fonti, 39 secondo altre.

Si è deciso inizialmente di non seguire le ferree disposizioni del ministero della salute, che già il 27 gennaio faceva pervenire una circolare che obbligava la cura della patologia Covid solo negli ospedali Hub equipaggiati con Dea di secondo livello, generando lazzaretti di fortuna negli ospedali Spoke sparsi dal pollino allo stretto, nonostante gli stessi non avessero percorsi separati tra pazienti covid e non covid, gestendo il tutto nella più completa promiscuità. Abbiamo assistito a presidi che attrezzati a poli covid, venivano destituiti dal compito a distanza di 48h, per chiara e palese inadeguatezza dei luoghi. Abbiamo letto ed ascoltato, le rimostranze di personale medico ed infermieristico che definivano i rispettivi presidi assolutamente non adeguati ad ospitare covid.

Abbiamo osservato personale sanitario tacciato di vagabondaggio massivo, nel mentre buona parte dello stesso veniva invitato a non indossare presidi di prevenzione al fine di non creare patema e spavento agli avventori che si sarebbero recati presso le rispettive strutture sanitarie.

Abbiamo letto i contenuti di provvedimenti che stabilivano poli Covid con decorrenza 16 marzo, trattare ad oggi in maniera indiscriminata e nella più completa promiscuità, pazienti covid e non covid. Eppure sarebbe bastato affidarsi alla matematica, considerando che i 4 Hub calabresi dispongono complessivamente di poco più di 1950 posti letto e parimenti gli 8 Spoke hanno circa lo stesso numero di posti, quindi svuotando gli Hub dai ricoveri ordinari ed allocandoli negli Spoke e nelle cliniche private, convogliando tutti i pazienti Covid nei Presidi HUB.

Se a questo aggiungiamo che già in fase iniziale gli Hub disponevano del 60% delle terapie intensive concentrate in 4 ospedali, mentre il resto era sparso in ben 8 ospedali Spoke, sarebbe stato molto più semplice e meno dispendioso concentrare i Covid negli hub e gli ordinari negli spoke.

Ci chiediamo se è stato considerato il dispendio di risorse, per il solo fatto che le ambulanze, devono fare la spola tra i presidi spoke e hub, sia per il tampone, sia per l’eventuale trasporto del paziente qualora l’esito del test sia positivo.

Forse si è voluto tutelare qualche interesse di casacca, o magari c’erano e ci sono ancora interessi sottesi all’accaparrarsi un posto in più in una terapia intensiva di periferia.

Fatto sta che ad oggi, vige la più completa anarchia, nella gestione dei covid che passano tra pronto soccorsi e laboratori di radiologia, senza che ci sia la predisposizione di percorsi isolati dal resto dei reparti.

A tutto questo s’aggiunga un continuo tergiversare su ferme decisioni e altrettanti repentini cambiamenti in corso d’opera, nel mentre gli operatori sanitari, soprattutto nei Presidi di periferia, vengono lasciati sguarniti delle basilari misure di prevenzione a partire dalle famose mascherine.

Riguardo l’ultima problematica, i media nazionali, giornalmente ci documentano su situazioni che rasentano la follia: a Crotone medici che autocostruiscono mascherine con l’utilizzo di salvaslip, a Vibo un medico decide di utilizzare una tuta da imbianchino, causa la conclamata mancanza di presidi di protezione per il personale sanitario.

Nelle ultime ore s’accoda finanche la denuncia di un operatore sanitario dello Spoke Corigliano Rossano, il quale lamenta la totale assenza dei DPI.
Mal si comprende ad oggi come si sia permessa l’allocazione negli spoke dei pazienti Covid, seppur queste strutture fossero sguarnite dei laboratori microbiologia per quanto riguarda l’analisi dei tamponi, con un ulteriore aggravio economico rappresentato dai costanti viaggi delle ambulanze tra i presidi spoke e gli hub di riferimento. Una gestione che si configura come vero e proprio sperpero di denaro pubblico.

Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia

Redazione Comitato MagnaGraecia