CALABRIA, POLI COVID NEGLI SPOKE SUCCEDE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO, TANTO NESSUNO RISPONDE A NESSUNO

CALABRIA, POLI COVID NEGLI SPOKE SUCCEDE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO, TANTO NESSUNO RISPONDE A NESSUNO

La Governatrice SANTELLI predica un indirizzo e agisce in tutt’altra direzione, i capoluoghi storici si sottraggono alle responsabilità e mandano gli infetti in postazioni periferiche sprovviste di ogni tutela, in spregio agli orientamenti ministeriali.

La gestione dei poli Covid in Calabria, mette in luce un sistema che mina le fondamenta dello stato di diritto, la credibilità delle istituzioni, l’affidabilità della politica, che si traduce nella comprovata e ormai cronica diffidenza dei cittadini nei confronti degli Organi dello Stato. Come Comitato c’eravamo ripromessi di non ricorrere a toni polemici in una fase difficile per tutti, ma il continuo calpestare di regole, di norme e, persino, di indicazioni ministeriali a tutela della vita dei cittadini, ci induce a una seria riflessione di ordine culturale.

Nel gennaio del 2020 il Ministero della Salute emette un provvedimento nel quale si dispone che il paziente sospetto Covid debba essere trasferito nei Dipartimenti di emergenza e di accettazione di II livello (presenti solo negli ospedali HUB). Di tale orientamento nessuno tiene conto, come se gli atti ministeriali non avessero alcuna valenza giuridica. Anzi si va persino nella direzione opposta, agendo indisturbati.

Si attivano le procedure protese ad allestire negli spoke i Poli Covid con una disinvoltura disarmante. Si attivano Poli Covid con la promessa della copertura successiva di personale. Ma nel frattempo lo spoke è già attivo e riceve sospetti Covid ormai da tempo. Come se ciò non bastasse a fine marzo in Consiglio regionale la Presidente Jole Santelli, che ha ampi poteri sull’emergenza Covid, conferma l’orientamento secondo il quale i Poli C-19 debbano essere centralizzati negli HUB. Tale direttiva, a stretto giro di posta, viene confermata anche dal Commissario ad acta. A questo punto ci saremmo aspettati che si desse finalmente continuità alle linee guida ministeriali, ma anche le parole della Presidentessa, quindi del Commissario, cadono nel vuoto.

Nel frattempo, negli spoke, pur in assenza di percorsi dedicati definiti, si continuano ad accogliere, medicare e ricoverare in stanze adattate pazienti sospetti Covid, contravvenendo alle linee guida emanate dal Ministero. E tutto questo con il personale sanitario che lamenta la carenza di dispositivi di protezione individuale e costretto a lavorare in ambienti promiscui, nel mentre si dà spazio alla fantasia ed il personale sanitario di periferia è costretto a ricorrere all’uso di mascherine e tute spesso adattate per proteggersi dal potenziale contagio. Questo è il contesto di estrema vulnerabilità verso cui auspichiamo un intervento serio della magistratura al fine di perseguire eventuali reati configurabili in ipotesi di epidemia colposa.

E cosa dire di una Presidente della Giunta regionale che in Consiglio afferma una cosa e fuori dal Consiglio agisce nella direzione opposta? Abbiamo la drammatica impressione che siano venuti meno i principi di garanzia utili alla tenuta democratica del Paese. Siamo di fronte a delle istituzioni calate in una società nella quale da un giorno all’altro si può di dire di tutto e il contrario di tutto. E tutti in silenzio. Nessuno incalza e/o chiede motivazioni.

Ma la vicenda dei Poli Covid, purtroppo, conferma un’altra amara verità: la mancata autorevolezza della classe politica espressione dei capoluoghi storici (ospitano ben 4 ospedali HUB di Eccellenza) che si sottrae e sfugge al ruolo di leader quando il caso lo richiede, come solo i vili sanno fare.
Solitamente quando il gioco si fa duro i duri dovrebbero iniziare a giocare e, invece, abbiamo in Calabria una sorta di leaderismo di carta che quando viene chiamato alle responsabilità scarica sulle postazioni più deboli perché massacrate dal centralismo. Nel caso della pandemia collocano gli infetti in ospedali non in grado di gestire neppure l’ordinario a causa delle politiche “pigliatutto” proprio dei capoluoghi storici. Il tutto trova terreno fertile nelle classi dirigenti periferiche che con fare gregario ed accondiscendente si accontentano di briciole in cambio della vita umana. Se proprio si vuole dare adito a una vera campagna rivendicazionista, poiché le condizioni in alcune aree vi sarebbero, si chieda l’istituzione di un ospedale HUB che poi è la proposta che porta avanti il comitato della Magna Graecia, e non già applaudire a una vittoria di Pirro come l’attivazione di un Covid che al termine della pandemia sarà successivamente smantellato.

Ma il dramma è anche di ordine culturale, poiché in una società senza regole diventa anche poco stimolante confrontarsi. Da un lato una politica totalmente, sul punto, inattendibile, dall’altra una parte del tessuto sociale diviso tra chi subisce e non reagisce, e chi addirittura manifesta felicità per aver ottenuto dei lazzaretti provvisori e improvvisati, veri covi di contagio.

Il Presidente dell’Ordine di Medici della Provincia di Cosenza nelle ultime ore ha parlato di interessi clientelari e di operazioni squallide dietro il perseverare nella volontà di allestire i poli Covid negli spoke. E forse non ha tutti i torti.
Centralizzare negli hub e svuotarli dei ricoveri ordinari (forse è stato questo il vero ostacolo), avrebbe consentito una disponibilità di 1950 posti letto Covid, in totale sicurezza, dando vita a una seria e vera programmazione anche di carattere preventivo, se è vero come vero che non possiamo essere dotati di una stima esatta dei contagiati per via della carenza dei tamponi. Contestualmente si poteva dare attuazione al pieno utilizzo degli spoke, delle cliniche private per gli acuti, nonché alla riattivazione degli ospedali dismessi per le aree mediche, relativamente ai ricoveri “non covid”. Se proprio si voleva investire gli ospedali spoke delle degenze covid, sarebbe stato auspicabile predisporre per il personale che ivi sarà utilizzato, una full immersion nelle strutture hub regionali, che ormai gestiscono la patologia da circa un mese. In questo modo, considerata la poca conoscenza della medicina riguardo la patologia, ciò che avrebbe fatto la differenza sarebbe stata l’esperienza dei colleghi medici e paramedici già sul campo.
A parere del Comitato sono legittime posizioni e visioni politiche diverse della programmazione sanitaria, ma attenendosi a regole e norme fissate dagli Organi dello Stato. Purtroppo l’irresponsabilità regna sovrana e in Calabria non resta altro che affidarsi alla divina provvidenza.#iorestoacasa

Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia

Redazione Comitato MagnaGraecia