Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti

Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti

Una buona base di partenza e di svolta

Sulla strategia contenuta all’interno del “Documento tecnico di indirizzo – Gestione dei rifiuti urbani” per l’aggiornamento del PRGR (Piano Regionale di Gestione dei rifiuti), allegato alla delibera della giunta regionale numero 93 del 21 marzo 2022, bisogna dare atto al presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, che le linee guida sono convincenti e che, se realizzate, potrebbero essere un punto di svolta per l’uscita da un’emergenza rifiuti che, come un macigno, la Calabria e i calabresi portano sulle proprie spalle da anni.
In questo nuovo piano rifiuti si parla di aumento della raccolta differenziata, ancora troppo modesta in moltissimi dei comuni calabresi, oltre che della realizzazione di nuovi impianti di trattamento e di riciclaggio. Così come si parla anche di adottare sistemi di tariffazione secondo il principio “più ricicli meno paghi” con l’introduzione del compostaggio domestico e di prossimità. Un piano più che accettabile e, soprattutto, realistico.

 
Qualche dubbio ci sorge invece con riferimento alla creazione di un Ato (Ambito Territoriale Ottimale), unico regionale. Idea che, se non ricordiamo male, era stata già proposta nella passata legislatura dall’ex Assessore all’ambiente, Sergio De Caprio. Il dubbio, espresso non solo da noi ma anche da molti altri, è uno solo: un ambito di così grandi e vaste dimensioni funzionerà?  Dubbio accentuato dal fatto che, sino ad oggi, non si è riusciti a gestire il ciclo rifiuti in territori più piccoli, e quindi sulla carta, e sulla scorta di quest’esperienza, appare un rischio farlo in un ambito di 404 comuni.
Altro punto che, per noi, merita una discussione più approfondita riguarda il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Attualmente quest’impianto lavora circa 100/150mila tonnellate di rifiuti, con il raddoppio si arriverebbe a circa 200/300mila tonnellate. In Calabria, secondo gli ultimi dati riferiti al 2020, si producono circa 700/750mila tonnellate di rifiuti all’anno, apparirebbe questa la strada giusta, perché con qualche accorgimento, per esempio la creazione di altri due o tre termovalorizzatori per Aree Vaste, si andrebbe a risolvere la continua emergenza e si eviterebbero di sprecare enormi risorse finanziarie. E che potrebbe segnare un punto di partenza e un punto di svolta da cui far emergere una Calabria nuova e innovativa che i Sindaci calabresi, oggi, senza motivazione alcuna, contestatori di questo piano e della prospettata autority unica , non sono riusciti a svelare.

 
Un’ultima riflessione riguarda la nostra area di appartenenza: l’ATO 3. L’Ambito Territoriale Ottimale di Crotone. E riguardano alcune criticità riscontrabili dal piano dei rifiuti e riferite ad interventi previsti nel 2016 e al loro mancato stato di attuazione. Una criticità riguarda la realizzazione dell’Eco-distretto dell’ambito ottimale. E un’altra la realizzazione della discarica sempre dell’ambito ottimale.
Per quanto riguarda l’Eco-distretto giova ricordare che è una piattaforma di recupero spinto di Materie Prime Secondarie dai Rifiuti Urbani Residui, di valorizzazione della Raccolta Differenziata secca, del compostaggio anaerobico della Raccolta Differenziata bio con produzione di biometano e che andrebbe realizzata in un nuovo impianto per il quale, atteso che per l’impianto esistente di Crotone in località Ponticelli è prevista la delocalizzazione, ad oggi non risulta  individuato nessun nuovo sito. E per il quale, sempre ad oggi, non ci sono finanziamenti in essere, essendo quelli previsti, oltre 40 milioni di euro, persi nei meandri dell’inadeguatezza e dell’incapacità derivanti da una gestione dell’Ato molto approssimativa.  
Stesso identico discorso per la discarica di servizio dell’Eco-distretto con una volumetria, come indicato dal PRGR del 2016, ammontante ad oltre 200 mila metri cubi, per la quale resta ancora da individuare il sito in cui realizzarla e per la quale  non ci sono finanziamenti in essere, essendo andati persi quelli previsti, ammontanti ad oltre 7 milioni di euro.


Criticità a cui si aggiunge una raccolta differenziata che nel Comuna Capoluogo stenta a decollare, con una percentuale attorno all’11,98 (dati Calabria Arpacal 2021), e che in tutta la Provincia raggiunge una percentuale del 27,01. E la mancanza di una discarica a servizio della bonifica dell’area Sin. Raccolta differenziata svolta nel Comune Capoluogo senza una strategia complessiva dell’intero sistema dei rifiuti e che, anche per questo non funziona, non decolla e non da i risultati auspicati e sperati. Mentre per quanto concerne la discarica a servizio della bonifica non è stato ancora individuato l’eventuale sito in cui realizzarla, cosa che aggiunge difficoltà a difficoltà stante lo stallo, incomprensibile, di tutte le attività legate alla bonifica derivanti anche dall’impossibilità di ragionare con dati alla mano sulla gestione e sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi.


Una situazione non entusiasmante per la quale non s’intravedono soluzioni in grado di far uscire la città di Crotone, e l’intero territorio provinciale, dal disordine e dalla confusione in cui a prevalere sono il populismo e la demagogia alimentati ad arte e a convenienza. 
Una soluzione, per mettere ordine ad un sistema caotico e privo di regole, a nostro parere, potrebbe essere la creazione di un distretto produttivo regionale delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica incentrato sull’idrogeno verde (come soluzione transitoria pensiamo anche all’idrogeno blu, producibile rapidamente).

 
A questo riguardo ci corre l’obbligo di un annotazione aggiuntiva e necessaria anche per evitare equivoci e fraintendimenti. La città di Crotone, con un accordo tra Comune di Crotone, Provincia di Crotone e Regione Calabria, fu individuata come sede del distretto energetico regionale e fu inserita nel Piano Energetico Regionale e questo in quanto già sede di centrali idroelettriche, a biomasse e turbogas. Distretto energetico che, come il distretto agroalimentare d’eccellenza, restò solo sulla carta e che non ha mai svolto la funzione per cui era stato individuato. Mentre, presumiamo, tutt’altro rilievo potrebbe avere oggi il distretto produttivo delle energie rinnovabili essendo cambiata radicalmente la realtà geopolitica che, in un clima di una guerra asimmetrica sull’energia e di una guerra tradizionale scatenatasi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, impone all’Italia ed all’Europa di raggiungere un autonomia energetica non più entro il 2050, ma nel più breve tempo possibile, al massimo tra cinque o sei anni. Distretto produttivo energetico che, in un clima di condivisione, e con altri stati d’animo che non la “contrapposizione asimmetrica” e a prescindere, potrebbe dar vita alla costituzione di una Multiutility dei servizi pubblici locali, in grado di dare risposte ad un territorio e ad una Comunità ripiegata su stessa e tormentata dalla mancanza di lavoro e di fiducia nel futuro.

Peppino Cosentino

Domenico Critelli

Giovanni Lentini

Redazione Comitato MagnaGraecia