Sulla mobilità ferroviaria servono meno proclami e più azioni

Sulla mobilità ferroviaria servono meno proclami e più azioni

Inutile concentrarsi su iniziative estemporanee. Si lavori alla costituzione di un tavolo politico permanente per avviare una corale vertenza dell’Arco Jonico

Correva l’anno 2021 quando, controllando il sito di Trenitalia, mi resi conto che alle 9.15 del mattino un treno Freccia, dalla stazione di Taranto e via adriatica, raggiungeva il Capoluogo meneghino. Pensai, ma con lo stesso piglio con cui un bambino si approccia alla novità, che attestando il treno in questione circa 150 km più a sud, nella stazione di Sibari, si potesse fornire un servizio di pubblica utilità a tutta l’area dell’Arco Jonico calabro-lucano. Al tempo scrissi un editoriale sul tema e subito dopo ne parlai al mio amico, Roberto Galati, presidente dell’Associazione Ferrovie in Calabria. A distanza di qualche giorno, poi, congiuntamente, il Comitato Magna Graecia e l’Associazione Ferrovie in Calabria, generarono una nota stampa. Nel comunicato si suggeriva alla politica di valutare un’idea a saldo zero (non bisognava chiedere ulteriori treni) che avrebbe potuto rappresentare un palliativo ottimale per lenire i problemi della mobilità jonica. Tuttavia, non si propagandava l’azione come soluzione a tutti i mali che attanagliavano ed attanagliano l’area jonica. 

Da allora il nulla…. 

Recentemente poi, anche a seguito dell’interesse della testata EcodelloJonio.it, l’argomento è ritornato alla ribalta, generando una serie di effimere paternità politiche e fiumi di note stampa sul tema. Per finire — e quanto segue è da apprezzare — all’interesse di un’associazione lucana che ha avviato una raccolta firme al fine di velocizzare il processo di trasformazione di un’idea in progetto concreto. 

Quanto premesso per dire che alla politica dovrebbe competere la concretizzazione delle idee, non già la corsa all’ultimo respiro su chi per primo possa intestarsi un’intuizione. 

Il politico non dovrebbe interessarsi dell’attività dell’editorialista. Con quanto su riferito, non voglio significare che la mente dei Rappresentanti istituzionali debba essere  orfana di idee. Piuttosto, il loro compito, sarebbe finalizzato a lavorare alacremente per realizzare le idee ritenute valide; e solo una volta concretizzate, magari promuoverle mediaticamente.

Tuttavia, per quanto l’intuizione di attestare un treno freccia, che già percorre l’adriatica, a Sibari sarebbe buona cosa (non solo per la Sibaritide e per il Crotonese, ma anche per tutto il contesto del Metapontino), mi preme sottolineare che un’operazione di tale tipo potrebbe rivelarsi un boomerang. Soprattutto, se accolta come la pacanea risolutiva di tutti i mali. Sostanzialmente, e lo dico senza polemica alcuna, non sarà un treno a risolvere i problemi che pervadono l’area del nord est calabrese. Anzi, le forze politiche locali, per lo più genuflesse ai poteri centralisti che da decenni schiaffeggiano l’area Jonica mortificando la dignità dei suoi abitanti, potrebbero finanche lavorare per ottenere il palliativo. In cambio, però, finirebbero per promuovere una sostanziale vittoria di Pirro come conquista d’Alessandro Magno. 

Lavorare al fine di dilatare il percorso di treno da Taranto a Sibari, prodigarsi per aumentare un volo su Crotone, dimenarsi a stabilire se un investimento di tipo industriale sia o meno produttivo per il porto di Corigliano, così come genuflettersi al volere del centralismo per un paio di traverse stradali da KR a CZ o da Co-Ro a Sibari, non risolverà la vertenza jonica. Così come, stappare champagne per un investimento da 47 milioni sulla tratta ferrata Sibari-KR, a fronte di circa 23 miliardi che saranno investiti sulla nuova linea ad Alta velocità, dimostra ampiamente quanto gregario e subalterno sia il ruolo della politica jonica.

È solo una rinnovata visione d’insieme, una prospettiva politica illuminata, che sappia mettere a sistema le potenzialità del territorio tutto ed al contempo trasformare le deficienze in opportunita, che potrà cambiare il paradigma di un territorio dalle innate potenzialità, ma spesso dimenticato. Ed è inutile girarci intorno, questa visione, questa prospettiva, questo orizzonte, può avere un solo nome: autonomia politica ed istituzionale per tutto il comprensorio dell’Arco Jonico sibarita e crotoniate. Del resto, le recenti novità emerse sul futuribile tracciato della linea AV SA-RC, dimostrano ampiamente quanto impercettibile sia il ruolo della politica jonica. Sembrerebbe, infatti, in fase d’accantonamento l’idea di un percorso vallivo con snodo a Tarsia per l’area jonica, per un sostanziale quadruplicamento dei binari a sud di Praia. Tutto ciò, senza che la politica locale jonica abbia proferito la benché minima parola a riguardo. Un assordante silenzio che potrebbe rappresentare la pietra tombale di ogni prospettiva legata ad un concetto europeo di mobilità per tutto l’Arco Jonico calabrese. 

Allora, magari, sarebbe utile concentrarsi su azioni politiche volte alla sinergia istituzionale per meglio affrontare le battaglie che si presenteranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni. L’attuale parcellizzazione politica del Crotonese e della Sibaritide, rispettivamente votata ai desiderata dei rispettivi Capoluoghi storici, non consentirà mai la ripresa economica del territorio jonico. Senza un’azione politica che sappia favorire nuove prospettive di crescita nel mondo del lavoro, non ci sarà alcun futuro. Con l’aggravante di non riuscire a frenare lo spaventoso esodo migratorio in atto sul territorio da decenni. 

Solo un’operazione corale e che politicamente racchiuda in un’unica vertenza le problematiche  che affliggono le due aree potrà rappresentare il minimo comune denominatore per garantire uno spazio di crescita e rinnovato benessere ai circa 400mila abitanti che popolano quello spicchio di Calabria che dal Lacinio lambisce la Lucania. In caso contrario, l’eventuale attestazione del treno TA-MI a Sibari, avrà rappresentato un sistema più efficace per invogliare il popolo a partire, con biglietto di sola andata, nella speranza di realizzare altrove un futuro migliore.  

Domenico Mazza

Redazione Comitato MagnaGraecia