Jonio vs Tirreno: due emisferi imperfetti nello stesso mondo

Jonio vs Tirreno: due emisferi imperfetti nello stesso mondo

Localismi e sfide di globalizzazione, tra pregiudizi e campanilismi.


Qualunque calabrese abitante lo Jonio rivendica il diritto di avere servizi ed infrastrutture almeno pari all’altro versante della Regione. Tuttavia per tale, e sacrosanta, rivendicazione è accusato di fare becero campanilismo.


Nessuno però spiega a questi cittadini orientali perché, solo per loro, sia un lusso avere una minima infrastrutturazione ed un funzionamento costante e continuativo di ciò che già esiste. Il discorso vale sia per l’aeroporto di Crotone, sia per le portualità comprese tra Saline Joniche e i laghi di Sibari, orfane di una guida che le affranchi dal porto di Gioia Tauro, diverse, le prime, per specificità rispetto all’Hub tirrenico. 


La melodia non cambia pensando alla ferrovia, ancora lungi dall’essere elettrificata o ad una superstrada da Sibari a Reggio Calabria. Non un’autostrada come potrebbe essere pure legittimamente rivendicata, ma, si badi bene almeno un strada a doppia carreggiata con spartitraffico centrale, per non pagare ulteriori prezzi mortali che  ricadono, come se questi non fossero pure costi economici, su Chi è costretto a percorrere quell’arteria.


Allora, bisognerebbe ammettere per onestà, che malgrado il regionalismo sia in essere da più di 50 anni, la politica avvicendatasi finora, senza distinzione di colore, ha prodotto una questione tutta Calabrese fatta di disparità di trattamento fra l’est e l’ovest della Regione, atteso che lungo l’Arco Jonico Crotone-Sibari, le distanze dagli Asset regionali si dilatano ancor di più per cause squisitamente geografiche. Tali squilibri pari almeno a quelli determinatasi tra il nord ed il sud dell‘Italia, che ha colpevolmente creato diseconomie sociali, con il primo che, ancora oggi, prova ad assicurarsi ulteriori ed elevate risorse per migliorare ulteriormente infrastrutture già decenti e tempi di percorrenza accettabili, condannando il resto del territorio all’oblio, al degrado ed allo spopolamento, quasi con lo stesso cinismo e disattenzione del potere centrale dello Stato.


Senza affrontare tale questione non solo il solco è destinato ad ampliarsi, ma si creeranno le condizioni e l’humus per una contrapposizione sempre più marcata tra chi più ha e vuole ancora di più, e chi nulla ha e niente può nemmeno chiedere. 

Una nuova compagine amministrativa regionale dovrà partire proprio da qui. Intanto per includere almeno la metà della popolazione calabrese, e poi per creare uno sviluppo più solidale ed armonioso e che tesaurizzi le differenze facendone punti di forza e non di debolezza. 

Vincenzo Calzona

Redazione Comitato MagnaGraecia